Introduzione

Nel mondo della danza, i Paesi lottano per avere una scuola che li differenzia dagli altri. È risaputo che russi e francesi disputano da tempi immemorabili la proprietà del balletto classico, dei suoi protagonisti e delle sue coreografie. In Spagna, tuttavia, ci sono specificità che la distinguo come un Paese ricco di danza, soprattutto nelle sue diverse classi sociali. Nella danza spagnola troviamo diversi personaggi e stili ben differenziati, e soprattutto dobbiamo tenere in considerazione che ci sono diverse discipline all’interno di questo nome generale: Flamenco, Escuela Bolera del XVIII secolo, Folklore, e Classico Spagnolo o Danza Estilizata.

Lo studio della danza non è attuale, anche se in Spagna è stato scarso, perché già nel quattrocento italiano appaiono i primi trattati di danza. Come quello di Domenico di Piacenza (1390-1470), uno dei primi e grandi maestri di danza, scrive il trattato intitolato “De arte saltendi et choreas ducendi” e poi Guglielmo Ebreo (1420-1481), grande maestro di danza e coreografo, pubblica nel 1463 il suo libro: “Pratica o arte della danza”. Per concludere questo periodo storico, Antonio Cornazzano (1432-1484) scrive un trattato di danza inserendola definitivamente nella categoria dell’arte: “L’arte della danza”.

L’Andalusia ha una particolare, anche se breve, ruolo in questo senso, perché nel 1642, Juan de Esquivel Navarro pubblica, a Siviglia, l’unico trattato di danza spagnola conosciuto, nel XVII secolo: “Discursos sobre el arte del dançado, y sus exelencias”. Esquivel Navarro era un discepolo del maestro di danza Antonio de Almenda che era al servizio di re Felipe IV di Spagna. Da questo periodo fino al ventesimo secolo, non fu pubblicato nessun altro trattato di danza, fino a quando a Siviglia, scritto dal maestro José Otero, nel 1920 fu pubblicati il “Tratado de Bailes”, e pubblicato nel 1920.

Il suo sviluppo

Se in Spagna c’è una scuola classica di eccellenza, che caratterizza l’estetica degli spagnoli di fronte a tutte le altre discipline di danza internazionale, è la Escuela Bolera. Molti insegnanti la considerano come l’autentico balletto Classico Español, perché possiede caratteristiche, passi e coreografie proprie, nonché ha avuto uno sviluppo nel tempo con protagonisti di eccezionale importanza nella storia della danza mondiale.

La Escuela Bolera cominciò a nascere a metà del XVI secolo, si configurò nel XVIII secolo e cominciò a diffondendosi e svilupparsi tra il XIX e l’inizio del XX secolo. Nel XVII secolo, le sue danze furono chiamate “bailes de escuela” e furono agglobate in quella che di solito era chiamata danza spagnola. Il termine bolero cominciò ad essere usato con questa accezione intorno al 1806 e divenne generalizzato intorno al 1812. Il “Diccionario de la Real Academia Española” nella sua edizione del 1817 lo definisce “el que tiene por oficio bailar el bolero”.

Il repertorio de la Escuela Boleras è composto da due tipi di danze con tecniche distinte: “los bailes boleros” e “los bailes de palillos”. Nel primo si eseguono, saltos, vueltas e complicati giochi di gambe, trenzados e pasos de elevaciòn di enorme difficoltà. Nei secondi, che vengono interpretati con zapatos o “chapines”, vengono ballate a raso terra e in esse si è soliti zapatear.

Le caratteristiche delle danze della Escuela Bolera sono la grazia e l’eleganza dei loro movimenti, così come la ricchezza e la difficoltà dei loro passi. Per essi vale ancora ciò che Antonio Cairòn (1820) scrisse sul bolero nel 1820:

“Este es el baile español màs cèlebre, el màs gracioso y el màs dificìl tal vez de cuantos se han inventado: en èl se pueden ejecutar todos los pasos tanto bajos como altos; en èl se puede mostrar la gallardìa del cuerpo, su desembarazo, su actividad  en las mutanzas, su equilibrio en los bienparados, su oìdo en la exactitud de acompañar con las castañuelas.”

Segùn Cairòn, la struttura del bolero sarebbe composta da tre parti uguali (coplas), separate da un “bien-parado ” o riposo. Ogni copla sarà composta da tre estribillos e due pasadas. Ad ogni estribillo musicale apparterrebbe una mudanza, ci sono due tipi di mudanzas, doppia e singola.

Altre caratteristiche essenziali nella interpretazione delle danze dell’Escuela Bolera sono il braceo a la española e l’uso delle nacchere, una pratica che appare già nei primi trattati di danza che si occupano di danze tradizionali spagnole. Ci sono state pochi linguaggi estetici, nella storia della danza, che hanno suscitato così entusiasticamente la proliferazione di una danza culturale, con tali specificità selezionanti, che la identificano con una nazione e i suoi abitanti. La Escuela Boleras ha le sue origini, quindi, nella codificazione alle danze teatrali di ritmi e danze popolari che si svolgono per lo più in Andalusia.

 Dal 1830 grandi artisti spagnoli hanno eseguito questa danza nei migliori teatri d’Europa. Di essa si legge spesso nelle riviste dell’epoca, che la associano in modo naturale al Sud della Spagna, vale a dire, all’Andalusia. Acquista tale importanza che le grandi star della danza del momento includono le danze dell’Escuela Bolera nel loro repertorio. Nomi come Maria Taglioni, Fanny Essler, Fany Cerito, o Lucile Grahn, ballavano bolero in tutta Europa. È molto famoso il video che rappresenta, ad esempio, Fanny Essler che esegue la danza de La Cachucha, vestita con un costume di ispirazione chiaramente spagnola e un copricapo altrettanto caratteristico.

Alcuni storici parlano dell’influenza del balletto francese sulla Escuela Bolera e anche altre scuole come quella italiana. Las seguidillas esistevano già in Spagna nel XVI secolo, quindi non è l’influenza di queste scuole che determina la nascita della Escuela Bolera, ma è stato piuttosto un incoraggiamento e una sfida artistica per gli insegnanti della scuola spagnola, a creare una serie di passi e mudanzas sempre più complicati, ai quali veniva aggiunta la cadenza estetica del paese, difficile da imitare da altre culture.

Antecedenti

Riferendoci alle origini non lontano dei boleros, va detto che la prima danza di estrazione popolare, che venne codificata o “ridotta a principi e regole solide” dai maestri della danza, è il canarino, un “bailes de chapines” in cui una delle sue caratteristiche più significative era lo zapateado. Questo è accadde nel XVI secolo e subito dopo vennero la jàcara, la zarabanda y la chacona. Un secolo dopo, fu la volta de las seguidillas, la montoya, la tàrrega y la capona. Il XVIII secolo vide lo sviluppo del fandango, ma anche di altre danze che il popolo già ballava da tempo come el zorongo, la guaracha, el bolero, y las seguidillas boleras.

Alla fine del XVIII secolo ci sono tre città in Spagna con un’intensa attività teatrale: Madrid, Barcellona e Siviglia. Tutti e tre avevano teatri in cui venivano eseguiti spettacoli di opera e balletto e in essi lavorarono numerose compagnie italiane e francesi, che favorirono la diffusione del vocabolario tecnico e scenico della Escuela Bolera.

Nella diffusione di questa nuova lingua “danzistica” dell’Escuela Bolera, c’è una figura da evidenziare. Questa è Maria Medina, una ballerina madrilena, moglie del ballerino e coreografo italiano Salvatore Viganò. Maria Medina, aveva studiato danza classica, ed era dotata di enorme agilità per i salti e castañuelas. Con il suo lavoro ha fortemente influenzato anche quello di Viganò e degli interpreti del suo tempo. Lei è considerata come uno dei principali artifici di questa fusione tra il linguaggio della danza classica e il nascente, all’epoca, il linguaggio dell’Escuela Bolera.

Nel XVIII secolo, dopo la morte di Carlo II nel 1700, l’ultimo re degli austriaci, ascese al trono in Spagna Filippo di Anjou, nipote del Re Sole (Luigi XIV), creatore in Francia dell’Accademia di Danza, e che avendo vissuto alla corte francese, conosceva quest’arte per influenza di suo nonno.

Felipe de Anjou, seguendo la tradizione di famiglia, porta in Spagna numerosi insegnanti e maetri che insegnano contradanza e minuetto. Questo monarca fonda in Spagna tre scuole: un’Academia de danza nel Colegio de Nobles della corte di Madrid, una Academia de danza nella escuela de Guardianamarinas de Càdiz (che ha un’importanza particolare nella divisione del bolero in Andalusia e nella generazione di insegnanti), e la terza a Cartagena, nel Pabellòn de la Real Escuela de Galeras. Da questo momento, l’incrocio tra la danza popolare e la danza di corte comincia ad assumere personalità propria in Spagna.

Da quel momento insegnanti e ballerini si disputano il protagonismo nello sviluppo della danza spagnola in generale e l’Escuela Bolera in particolare, che è senza dubbio, la fusione delle danze popolari con quelle accademiche. Ma sono stati nomi come Pedro La Rosa, Antonio Boliche, Sebastiàn Cerezo e persino il Maestro Requejo, che hanno gettato le basi per quella che in seguito sarà chiamata l’Escuela Bolera Española.

L'età d'oro

L’età d’oro dell’Escuela Bolera può essere suddivisa in due tappe segnate di fatto dallo sviluppo politico e culturale della Spagna. La prima va dal 1820 al 1880, un periodo storicamente segnato dal post-romanticismo del balletto che proveniva dall’Europa. La seconda tra il 1940 e il 1965, che coincide con il dopoguerra e la dittatura franchista, in cui la danza popolare spagnola è stata utilizzata da un regime che l’ha sfruttata come elemento internazionale di propaganda attraverso la cosiddetta Secciòn Femenina. Questo aspetto ha portato a due conseguenze: da un lato la pratica di danze accademiche anche in ambito popolare, e dall’altro, la perdita di mancanza di professionalità, perché dal momento che non si trattava più di insegnanti professionisti, per la maggior parte gli insegnanti adattarono le danze a loro convenienza per eliminare le difficoltà.

Ma, parallelamente a questo, si svolge un fenomeno eccezionale nella danza, quale l’apparizione di grandi compagnie, come quella de La Argentinita, successiva alla sorella Pilar Lopez, Antonio Ruiz Soler e los Pericet, questi ultimi più maestri che compagnia. Antonia Mercè, La Argentina, che fu anch’essa pioniera nella creazione di una compagnia di danza spagnola con un carattere scenico, era morta il 18 giugno 1936 in Francia.

Tuttavia, va sottolineato che nel XIX secolo, nel 1834, Dolores Serral e Mariano Campruboì trionfarono all’Opera di Parigi con Le Bolero, e nello stesso anno Francisco Font e Manuela Dubinos per la prima dei Los Corraleros de Sevilla. Entrambe le coppie erano al servizio della regina di Spagna, ma la crisi politica e le Guerre Carliste, che hanno portato alla chiusura dei teatri, ha costretto questi ballerini ad emigrare in Francia e in altri Paesi. I quattro erano molto famosi sia per le loro danze che per la rivalità, che lasciavano trasparire anche sul palcoscenico, suscitando sempre la curiosità degli spettatori.

Inoltre, secondo i dati e le cronache dell’epoca, diversi artisti boleros mantennero contatti professionali con August Bournonville (Copenhagen 1805-1897), e in questo senso ci sono alcuni che anticipano l’apparizione dell’influenza spagnola in Danimarca prima del 1834, dato che Lucile Grahn si esibisce in quell’anno El Jaleo de Xeres e poco dopo La Cachuca.

Molti grandi ballerini spagnoli sono famosi nei teatri europei, come la malaghegna Pepita Olivas, La Estrella de Andalucia, o la sivigliana Petra Càmara, La Estrella de Sevilla. D’altra parte in Spagna deve essere segnalato che Marie Guy Stephan a metà degli anni 1840 ha girato la Spagna inserendo nel suo repertorio Las Boleras de Càdiz. Guy Estephan risiedeva a Madrid dove è stata la prima ballerina in diversi grandi teatri.

Le partenze dei ballerini spagnoli verso l’Europa è stata causa dell’esplosione dell’Escuela Bolera. Nel 1840 Manuela Perea, La Nena, fu assunta a Londra. Manuela Perea è stata in seguito partner di Ricard Moragas, una delle più importanti ballerini e coreografi dell’epoca. Moragas fu un grande conoscitore dell’Escuela Bolera e nel 1859 divenne la star del Liceo di Barcellona, nel1881, fu nominato direttore coreografo del Teatro Reale di Madrid. Insieme a Moragas c’è anche la figura di Roseta Mauri, che entrò nel balletto del Lyceum nel 1866. Grande una grande ballerina spagnola e la prima che entra come una stella all’Opera di Parigi, dove rimarrà per più di vent’anni.

Tale fu l’esplosione della danza spagnola e del bolero in Europa che Andrè Levinson, il più importante critico e ricercatore di danza scrive nel suo libro La Danse:

A partir de aquel instante, la danza española de teatro conoce un èxito inenarrable. Un momento de Europa en que ser danzarina y bailar alguna forma de “Bolero” es absolutamente necesario para un èxito completo”.

Nella prima decade del ‘900, la danza spagnola si arricchisce delle nuove coreografie di Antonia Mercè, La Argentina. Ponendo i passi dell’Escuela Bolera su composizioni musicali spagnole come Falla, Granados, Albèniz. Sono coreografie in cui prevale, soprattutto, l’assoluta libertà creativa del coreografo. Oggi, questo stile è conosciuto come “classico spagnolo” o “danza estilizata”. Proprio la terminologia usata dalla stessa Antonia Mercè, definita in seguito Mariemma come “la libera composizione di passi e coreografie basate su danze popolari, flamenco e Escuela Bolera”.

Bailes y coreografìas de la escuela bolera en el siglo XX

Nell’ultimo decennio del XIX secolo, le cosiddette danze nazionali spagnole godevano di un incredibile successo. Rimanevano per mesi e mesi in programmazione nei teatri e gli insegnanti di danza dovettero trovare continue novità. Sono nate così, molte nuove coreografie.

Alcuni hanno goduto di una popolarità passeggera; altri consolidarono passi e coreografie e passarono di generazione in generazione. Grazie al lavoro conservatore e didattico degli insegnanti di danza, divennero la base di ciò che, già nel ventesimo secolo, cominciò ad essere chiamato Escuela Bolera.

Attualmente, le danze che si conservano di questo momento storico sono:

Sevillanas Boleras

Olè de la Curra

Olè andaluz

Olè de la serrana

Bujeque

El vito

La Maya y el torero

Panaderos de la flamenca

Panaderos de la tertulia

Panaderos de Alcalà

Panaderos de la flor (de la maravilla, segùn los Pericet)

Panaderos de la vuelta de la corrida

Boleras de la cachuca

Bolero liso o robado

Bolero de medio paso

Boleras a ocho

Zapateado de Maria Cristina

El jaleo de Jerez

Soleares de Arcas

Seguidillas manchegas y malagueñas

El bolero en el siglo XXI

L’Escuela Bolera nel XXI secolo è quasi sparita del tutto dai palcoscenici. Fatta eccezione per alcuni tentativi di compagnie private come quella di Antonio Marquez e Francisco Velasco, o gruppi folkloristici che lo portano ancora all’interno del programma di danza di Escuela Española, il flamenco predomina su tutto.

Nel 2009 il Balletto Nazionale di Spagna, sotto la direzione di Josè Antonio, nel trentesimo anniversario della fondazione della compagnia, ha presentato in anteprima uno spettacolo dedicato alla Escuela Bolera recuperando coreografie come Seis sonatas para la Reina de España de Àngel Pericet, La Chacona de Victoria Eugenia, Zarabanda de Josè Antonio, Eritaña y Puerta de Tierra de Antonio Ruiz e Danza y tronìo de Mariemma.

Ballerini e coreografi di nuova generazione hanno realizzato differenti coreografie con Bailes de Escuela Bolera o hanno introdotto in altre coreografie frammenti dell’Escuela Bolera. Ballerini come Francisco Velasco, Rafael Esteve, Nani Paños, Rubèn Olmo, Antonio Marquez. In Andalucia, Rubèn Olmo, ex director artistico del Ballet Flamenco de Andalucìa, oggi direttore del BNE (Balletto Nazionale Spagnolo), ha incluso nella seconda parte dello spettacolo Metàfora, rappresentato al Festival de Jerez 2012, una coreografia ispirada ai bailes boleros.

In ambito accademico, la Escuela Bolera è una disciplina obbligatoria nei programmi di studio della Danza Spagnola, sia al conservatorio che nelle scuole di danza spagnole.

Nel 2003 una proposta di non legge sulla conservazione della Escuela Bolera è stata presentata al Parlamento dell’Andalusia, anche se non è stata approvata pienamente, questa iniziativa ha portato alla creazione, due anni dopo, dell’Aula Pericet come programma specifico del Centro di Danza Andalusia.

Durante l’anno accademico 2007-2008 Àngel Pericet y Carmelita Pericet diedero un corso annuale di Escuela Bolera, che nel 2009 è proseguito con Eloy Pericet.

Il futuro dell’Escuela Bolera, oggi è nelle mani della società e delle istituzioni. L’offerta pubblica è scarsissima in Spagna. Al contrario in Argentina, la saga dei Pericet continua con una grande scuola che prosegue di generazione in generazione, e che conserva i bailes españoles e dell’Escuela Bolera non solo in ambito accademico, ma anche nei teatri.

Consapevole dell’importanza de la Escuela Bolera Andaluza nella storia della danza española, la Consejerìa de la Cultura de la Junta de Andalucia ha proposto recentemente di nominare la Escuela Bolera Andaluza, Bene di Interesse Culturale (BIC).